Ciao a
tutti, sono Jasmine e vorrei commentare il film visto oggi in classe, Train de
vie.
Questo film
mi è davvero piaciuto, anche perché cercava di trovare un modo ironico per
rappresentare e mostrare ciò che è successo, permettendomi di vedere questa
parte di storia sotto una prospettiva diversa e più originale.
Un particolare che mi ha colpito è stato l’atteggiamento del
protagonista, Shlomo, nei confronti degli orrori della deportazione e della
morte. Shlomo infatti sembrava non temere la morte e lo dimostra lui stesso in
una scena del film, dove alla frase “Noi moriremo” risponde con un’alzata di
spalle e un sorrisetto. Anche nella scena finale la sua espressione non è
addolorata o seria, ma sorridente, anche dietro al filo spinato del campo.
Altro fatto che mi è rimasto, nonostante non sia inerente all’olocausto
e alla guerra, è stato che il protagonista, che la maggior parte dei
concittadini inizialmente considerava matto e vedeva come il cosiddetto “scemo
del villaggio”, era in realtà il più riflessivo, profondo e ingegnoso di tutti.
È stato particolare osservare la storia da questo punto di vista, anche
perché il finale – che tra l’altro mi ha tolto il respiro –, era aperto e ognuno
era libero di interpretarlo.
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