Il
film visto oggi in classe mi ha colpito molto perché mi ha suscitato emozioni
contrastanti, durante la maggior parte del film mi è sembrata emozionante
l’idea di un folle ebreo capace di riuscire ad evitare i campi di concentramento
nazisti.
Alla
fine del film, però, quando si vede la luce in fondo al tunnel per la libertà,
ecco un fulmine a ciel sereno... Schlomo, il pazzo del villaggio, è rinchiuso
in un lager e le sue parole fanno capire che era tutta una sua invenzione.
Quest’attimo
di pensiero ribelle ci fa capire quanto soffrissero, tanto da avere un’idea
folle, ma che si rivela geniale, così geniale da "fregare" tutti i tedeschi con
il loro treno fantasma e quindi, a pensare a un finale diverso dalla loro
prigionia.
Il
regista ha avuto inoltre l’idea di inserire simboli del futuro rispetto al
film, come la rivolta comunista dopo la caduta del nazismo (l’albero che rompe
la svastica), il tutto combinato con scene di tenerezza di bambini ebrei, che
quasi fanno da anticipazione al triste finale.
Le
scene che mi hanno colpito di più sono state due, oltre a quella finale: quando la nonna della bambina le dice che “la terra potrebbe essere santa in ogni
posto, basterebbe volerlo. Così non sarebbe mai più lontana” e un’altra frase del pazzo: “Un giorno, viaggeremo nello
spazio, al di là del cielo, adesso lo so. Lo spazio non è più nei nostri cuori,
e noi andremo a cercarlo altrove.”
Entrambe le frasi ci fanno riflettere su quanto dolore fisico ed
emotivo è stato provato ed è ancora provato oggi da tutti gli uomini che
partecipano alle guerre, perché in guerra non ci sono vincitori, ma solo
sconfitti; la frase di Schlomo fa pensare che, dopo la morte, tutti gli ebrei
staranno meglio di quelli che li hanno fatti soffrire e, proprio da questa
frase, si capisce che il pazzo non era lui, ma lo erano tutti i nazisti.
Federico
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