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giovedì 29 gennaio 2015

Commento al film “Train de vie”


 

Il film visto oggi in classe mi ha colpito molto perché mi ha suscitato emozioni contrastanti, durante la maggior parte del film mi è sembrata emozionante l’idea di un folle ebreo capace di riuscire ad evitare i campi di concentramento nazisti.
Alla fine del film, però, quando si vede la luce in fondo al tunnel per la libertà, ecco un fulmine a ciel sereno... Schlomo, il pazzo del villaggio, è rinchiuso in un lager e le sue parole fanno capire che era tutta una sua invenzione.
Quest’attimo di pensiero ribelle ci fa capire quanto soffrissero, tanto da avere un’idea folle, ma che si rivela geniale, così geniale da "fregare" tutti i tedeschi con il loro treno fantasma e quindi, a pensare a un finale diverso dalla loro prigionia.
Il regista ha avuto inoltre l’idea di inserire simboli del futuro rispetto al film, come la rivolta comunista dopo la caduta del nazismo (l’albero che rompe la svastica), il tutto combinato con scene di tenerezza di bambini ebrei, che quasi fanno da anticipazione al triste finale.
Le scene che mi hanno colpito di più sono state due, oltre a quella finale: quando la nonna della bambina le dice che “la terra potrebbe essere santa in ogni posto, basterebbe volerlo. Così non sarebbe mai più lontana” e un’altra frase del pazzo: “Un giorno, viaggeremo nello spazio, al di là del cielo, adesso lo so. Lo spazio non è più nei nostri cuori, e noi andremo a cercarlo altrove.”
Entrambe le frasi ci fanno riflettere su quanto dolore fisico ed emotivo è stato provato ed è ancora provato oggi da tutti gli uomini che partecipano alle guerre, perché in guerra non ci sono vincitori, ma solo sconfitti; la frase di Schlomo fa pensare che, dopo la morte, tutti gli ebrei staranno meglio di quelli che li hanno fatti soffrire e, proprio da questa frase, si capisce che il pazzo non era lui, ma lo erano tutti i nazisti. 

Federico

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